Mettiamo in chiaro una cosa: questa NON è una fanfiction sui Green Day, bensì sull'universo cinematico Marvel.
Ho impiegato parecchi mesi per arrivare a scrivere i primi capitoli, per cui sono molto affezionata a questa storia, e spero lo sarete anche voi.
Buona lettura.
Prologo
San Francisco, più trent’anni fa
Fra tutti i casi che aveva affrontato nel corso della sua esperienza quello aveva l’aria di presentarsi come il più curioso fino a quel momento. Non solo perché il soggetto era un uomo di chiesa, ma anche per il fatto che, destino beffardo, il suo gene x avesse deciso di manifestarsi in età decisamente tarda rispetto alla media, ovvero pochi mesi dopo aver preso i voti.
la sedia a rotelle di Charles Xavier scivolava adagio sul grande prato della chiesa di Peter e Paul fra studenti, coppiette e famiglie che avevano deciso di trascorrere quella serena mattinata di primavera approfittando del bel sole californiano. Con l’aiuto della sua telepatia non gli fu difficile localizzare le onde cerebrali della persona per la quale aveva preso il disturbo di venire. La trovò seduta in disparte sotto un grande albero, con indosso l’abito talare nero e un Vangelo in mano. Non dimostrava più di venticinque anni.
-E’ lei il signor Sebastian Fletcher?- domandò non appena fu abbastanza vicino da potergli parlare.
Il giovane sollevò gli occhi dalla sua lettura e, notata la presenza del professore, si affrettò a rimettersi in piedi e a rassettarsi imbarazzato l’abito.
-S-sì, sono io- gli porse la mano –sono lieto della sua presenza.-
-La mia mano è sempre tesa per chiunque voglia chiedere aiuto- sorrise Xavier –possiamo conversare all’aperto, senza il pericolo che qualche orecchio indiscreto possa ascoltare; ho infraposto una barriera mentale tra noi e le altre persone.-
-La ringrazio.- il prete si accovacciò nuovamente ai piedi dell’albero senza smettere tuttavia di fissare con timore il professore attraverso i suoi occhi grigi.
-E’ vero che lei controlla le menti delle persone?-
-Potrei farlo, sì, ma non lo considero etico al fine di ricavare le informazioni che mi servono. I pensieri persone non sono libri da aprire e chiudere a piacimento. Non fa parte della mia morale, per cui non ha motivo di temere alcun tentativo di manipolazione mentale da parte mia.- spiegò pacatamente –Sono giunto fin qui in seguito a una lettera da lei mandata: secondo quanto mi ha scritto è in grado di prevedere il futuro tramite quelle che possiamo definire visioni?-
-Non… Non proprio.- Sebastian si schiarì la voce –Certe volte si presentano sotto forma di sogno, altre come situazioni che si… Come posso dire? Materializzano davanti a me quando tocco qualcosa o qualcuno… Non è una cosa che posso controllare, non ho idea di come farlo- si rassettò convulsamente i capelli –sono caduto in preda alle convulsioni quando mi è capitato di avere visioni più nitide, tutti credono che soffra di epilessia. Da un anno a questa parte la mia vita è diventata un inferno.-
-Capisco cosa voglia dire- Xavier soppesò le parole –quando i poteri di un mutante iniziano a manifestarsi è sempre molto difficile saperli controllare, specialmente da adolescenti. Il suo caso invece è abbastanza raro devo constatare, visto che il fenomeno si è manifestato in età adulta, è inusuale, ma non strano. Piuttosto trovo più unico che raro il potere della veggenza. Ho letto due o tre dossier riguardanti storie di mutanti con questo particolare dono ma è la prima volta che ho il piacere di incontrarne uno dal vivo.- scrutò il giovane per qualche secondo prima di riprendere il discorso –Per una persona come lei che ha deciso di intraprendere questa strada deve essere non piacevole immagino.-
-Non piacevole è un eufemismo- la voce di Sebastian si incrinò –la Chiesa cattolica non ammette la presenza di mutanti nel clero, se si dovesse scoprire sarei costretto a spogliarmi dei voti! Dopo tutta la fatica che la mia famiglia ha fatto per mantenere i miei studi! Io non… Non posso continuare con questa doppia vita, mi capisce?-
Xavier aggrottò la fronte in segno di riflessione. Quella che aveva davanti si presentava come una questione molto delicata che di certo non poteva venire risolta nel giro di poche settimane. Se di mezzo ci si metteva anche la religione diventava un bel rompicapo.
-Al momento la mia scarsa conoscenza del potere dei veggenti non mi consente di porre un rimedio soddisfacente al suo problema, ma posso assopire momentaneamente la sua mutazione almeno fino a quando non sarà in grado di controllarlo. In altre circostanze le avrei chiesto di entrare come studente nella mia scuola ma la sua condizione sociale cambia ogni cosa. Dovrò esaminare la sua mente affinché potrà avvalersi del mio aiuto.-
-La ringrazio infinitamente.- Sebastian raccolse il suo Vangelo e volse la testa in direzione della chiesa. Aveva un leggero tremito alle mani –Adesso, se vuole seguirmi nel mio alloggio, devo mostrarle alcune cose.-
-Sono a sua disposizione.-
Percorsero in silenzio la distanza che li separava dal grade edificio e, una volta giunti ai piedi delle scale, fece levitare se stesso e la sedia a rotelle per superarle, operazione di telecinesi guardata con tanto d’occhi da uno sbigottito Sebastian, rimasto stolidamente ai piedi di esse.
-Devo dire che questo trucchetto lascia di stucco molti dei miei studenti ancora adesso! Avrei dovuto avvisarla in tempo.- si scusò. Poi, vedendo che continuava a starsene impalato a fissarlo –Allora?-
-Oh sì, mi scusi.- si affrettò a raggiungerlo –Non sono ancora pronto per assistere a certi fenomeni… Mi segua.-
Una volta all’interno furono subito squadrati dal Cristo raffigurato in alto; le panche vuote parzialmente illuminate dalla luce che penetrava attraverso il rosone.
Altrettanto silenziosamente si avviarono per la navata centrale per poi svoltare a destra, dove si trovava, seminascosta, una camera quadrangolare che doveva fungere da spogliatoio: erano infatti presenti cinque o sei abiti da messa. Su un tavolo posto lateralmente facevano la loro comparsa un calice, un porta ostie, due candelabri dorati e un album da disegno. Sebastian prese proprio quest’ultima, la aprì e tirò fuori una fotografia che mostrò al professore.
Xavier la osservò con moderato interesse: ritraeva sette bambini, quattro maschi e tre femmine, in età compresa fra i tre e i dieci anni. Erano seduti sopra quello che sembrava un letto di ospedale e sorridevano all’obiettivo.
-Sono nostri ospiti dal ventinove dicembre scorso. La madre, anche lei era una mutante, credo controllasse gli impulsi degli esseri senzienti o qualcosa del genere. Venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico per instabilità mentale e lì è morta “per cause naturali” secondo il referto medico. L’hanno internata perché a quanto pare è stata sorpresa nell’atto di strangolare uno dei suoi figli con una corda… Nessuno sa chi sa il padre, o i padri, dato che per vivere faceva la prostituta.-
Xavier rivolse ancora una volta uno sguardo alla fotografia, questa volta con maggiore intensità: quando sarebbero terminati questi episodi di degrado nei confronti dei mutanti nella totale indifferenza del governo?
-Che lei abbia deciso di accogliere ed accudire questi bambini le fa onore ma cosa ha a che fare con la sua condizione?-
-Ecco- Sebastian mostrò al professore il contenuto della cartella –vede il primo disegno che le sto mostrando? E’ una visione avuta pochi giorni dopo aver preso i voti, una delle prime. I più piccoli, Anne e Henry, non erano ancora nati, eppure eccoli là nella stessa posa e nello stesso luogo della foto.-
Xavier constatò che, in effetti, il disegno e la fotografia ritraevano gli stessi bambini nella stessa posa. Si accigliò un poco.
-Per quale motivo lei esegue questi disegni? Potrebbe correre il rischio che qualcuno li scopra costringendola a rinunziare ai voti.-
Il sacerdote si strinse nelle spalle, afflitto.
-Ci ho pensato più e più volte… ma questo è l’unico modo che ho per fare “uscire” le visioni dalla mia testa. Inoltre il disegno è la mia valvola di sfogo, non potendo comunicare a nessuno tutto ciò non mi resta che farlo a un foglio di carta.-
-Capisco. Lei disegna molto bene sa? Ha un talento innato.-
-La ringrazio. Sebastian trasse un profondo respiro –Da quando questi bambini sono ospitati nel nostro orfanotrofio le mie visioni si sono moltiplicate e non accennano a diminuire.-
Fece scorrere l’album di disegni fino a quando non si fermò a metà quaderno. Un’altra tavola mostrava due uomini rinchiusi all’interno di una sorta di prigione intenti a giocare a scacchi.
Xavier ebbe un sussulto.
-Ma quello…!-
-Quello sulla sedia a rotelle è lei, mentre non ho idea su chi possa essere l’altro. Ho avuto questa visione sfogliando una rivista del Time, quella in cui ha rilasciato la sua ultima intervista.-
-Conosco l’uomo che gioca a scacchi con me- disse grave il professore –fummo amici tanti anni fa, fondammo insieme la scuola. Posso dare un’occhiata a quest’album?-
-Certo, faccia pure. Ci sono tanti altri personaggi raffigurati la cui identità mi è ignota.-
Xavier sfogliò lentamente l’album esaminando volti, atti, paesaggi (naturali, urbani, altri ancora sembravano devastati da cataclismi), riuscì a identificare alcuni tra i suoi studenti, mentre di altri non conservava nessuna memoria. Il suo sguardo si soffermò sulla figura integrale di quello che sembrava un uomo in armatura, le spalle avvolte in un mantello, reggente in una mano un cubo luminoso.
-E questo?- indicò Xavier.
Sebastian scosse la testa –Mai incontrato in vita mia. Non mi sembra il tipo di individuo che frequenterebbe una chiesa.-
-Quest’altro?-
Stavolta l’indice del professore si era soffermato sulla bizzarra rappresentazione di una donna immersa in un cilindro trasparente colmo di liquido, accanto ad esso altre due donne in camice bianco e lui, l’uomo degli scacchi.
-L’ho avuta mentre raccoglievo una bambola di Liz, una delle più terribili… Quel che so è che una delle due deve essere lei, l’altra forse è Anne.-
-Erik.- pensò a voce Xavier
-Come?-
-L’uomo che gioca a scacchi e che vedo ripreso qui si chiama Erik Lehnsherr.-
-Erik Lehnsherr.- ripeté Sebastian.
-Questi invece, chi sono, o per meglio dire, cosa sono?-
-Raffigurazione stravagante non trova?-
Il disegno accanto ritraeva un mostro dal muso lupesco e (quella che sembrava) una donna con una lunga coda di serpente, entrambi in cima al tetto di un grattacielo. Le costruzioni circostanti apparivano distrutte e desolate.
-Sfogliando un libro di racconti mitologici. Non ne trovo il senso.- rispose Sebastian alla domanda inespressa di Xavier.
-Nemmeno io.- concluse il professore –Padre Sebastian, devo chiederle di seguirmi a New York per qualche giorno perché possa esaminare la sua mente con maggiore attenzione, e inoltre vorrei rivedere in maniere approfondita questi disegni per capire se è possibile che alcune premonizioni da lei avute possano in qualche modo essere evitate. Ovviamente oltre a lei e a me nessuno dovrà sapere dell’esistenza di quest’album. E’ chiaro?-
-Inteso.-
-la attendo domani mattina all’aeroporto di San Francisco. Il volo, il vitto e l’alloggio alla mia scuola saranno tutte a mie spese. Quando tornerà a casa farò in modo che chiunque le stia vicino dimentichi che lei abbia compiuto questo viaggio.-
-La ringrazio infinitamente.- Sebastian gli strinse con calore le mani-
-Non ringrazi.- si schermì Xavier –Poterò questi disegni con me in albergo e li custodirò come un tesoro. Se ciò che alcuni disegni narrano dovesse avverarsi dobbiamo agire tempestivamente affinché non accada.- ruotò la sedia in direzione dell’uscita –Non è necessario che lei mi accompagni fuori. Questa conversazione non è mai avvenuta.-
-D’accordo.-
La navata centrale era ancora illuminata dalla luce e le persone ancora a godersi la giornata, del tutto ignare della presenza di Xavier e del segreto di padre Sebastian. Non gli aveva rivelato che da quei dossier era scritto nero su bianco che ciò che i veggenti prima di lui avevano previsto si era sempre avverato ma era troppo sconvolto perché gli venisse rivelato anche questo particolare. Si augurò con tutto il cuore, mentre osservava un gruppo di bambini giocare a palla sull’erba, che in quei documenti ci fosse una pecca.
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Edited by Green Star '90 - 7/5/2013, 23:53