Have a Green Day

Seven Sins

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view post Posted on 7/5/2013, 20:41

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Mettiamo in chiaro una cosa: questa NON è una fanfiction sui Green Day, bensì sull'universo cinematico Marvel. -_- Ho impiegato parecchi mesi per arrivare a scrivere i primi capitoli, per cui sono molto affezionata a questa storia, e spero lo sarete anche voi. :happy:
Buona lettura.

Prologo

San Francisco, più trent’anni fa

Fra tutti i casi che aveva affrontato nel corso della sua esperienza quello aveva l’aria di presentarsi come il più curioso fino a quel momento. Non solo perché il soggetto era un uomo di chiesa, ma anche per il fatto che, destino beffardo, il suo gene x avesse deciso di manifestarsi in età decisamente tarda rispetto alla media, ovvero pochi mesi dopo aver preso i voti.
la sedia a rotelle di Charles Xavier scivolava adagio sul grande prato della chiesa di Peter e Paul fra studenti, coppiette e famiglie che avevano deciso di trascorrere quella serena mattinata di primavera approfittando del bel sole californiano. Con l’aiuto della sua telepatia non gli fu difficile localizzare le onde cerebrali della persona per la quale aveva preso il disturbo di venire. La trovò seduta in disparte sotto un grande albero, con indosso l’abito talare nero e un Vangelo in mano. Non dimostrava più di venticinque anni.
-E’ lei il signor Sebastian Fletcher?- domandò non appena fu abbastanza vicino da potergli parlare.
Il giovane sollevò gli occhi dalla sua lettura e, notata la presenza del professore, si affrettò a rimettersi in piedi e a rassettarsi imbarazzato l’abito.
-S-sì, sono io- gli porse la mano –sono lieto della sua presenza.-
-La mia mano è sempre tesa per chiunque voglia chiedere aiuto- sorrise Xavier –possiamo conversare all’aperto, senza il pericolo che qualche orecchio indiscreto possa ascoltare; ho infraposto una barriera mentale tra noi e le altre persone.-
-La ringrazio.- il prete si accovacciò nuovamente ai piedi dell’albero senza smettere tuttavia di fissare con timore il professore attraverso i suoi occhi grigi.
-E’ vero che lei controlla le menti delle persone?-
-Potrei farlo, sì, ma non lo considero etico al fine di ricavare le informazioni che mi servono. I pensieri persone non sono libri da aprire e chiudere a piacimento. Non fa parte della mia morale, per cui non ha motivo di temere alcun tentativo di manipolazione mentale da parte mia.- spiegò pacatamente –Sono giunto fin qui in seguito a una lettera da lei mandata: secondo quanto mi ha scritto è in grado di prevedere il futuro tramite quelle che possiamo definire visioni?-
-Non… Non proprio.- Sebastian si schiarì la voce –Certe volte si presentano sotto forma di sogno, altre come situazioni che si… Come posso dire? Materializzano davanti a me quando tocco qualcosa o qualcuno… Non è una cosa che posso controllare, non ho idea di come farlo- si rassettò convulsamente i capelli –sono caduto in preda alle convulsioni quando mi è capitato di avere visioni più nitide, tutti credono che soffra di epilessia. Da un anno a questa parte la mia vita è diventata un inferno.-
-Capisco cosa voglia dire- Xavier soppesò le parole –quando i poteri di un mutante iniziano a manifestarsi è sempre molto difficile saperli controllare, specialmente da adolescenti. Il suo caso invece è abbastanza raro devo constatare, visto che il fenomeno si è manifestato in età adulta, è inusuale, ma non strano. Piuttosto trovo più unico che raro il potere della veggenza. Ho letto due o tre dossier riguardanti storie di mutanti con questo particolare dono ma è la prima volta che ho il piacere di incontrarne uno dal vivo.- scrutò il giovane per qualche secondo prima di riprendere il discorso –Per una persona come lei che ha deciso di intraprendere questa strada deve essere non piacevole immagino.-
-Non piacevole è un eufemismo- la voce di Sebastian si incrinò –la Chiesa cattolica non ammette la presenza di mutanti nel clero, se si dovesse scoprire sarei costretto a spogliarmi dei voti! Dopo tutta la fatica che la mia famiglia ha fatto per mantenere i miei studi! Io non… Non posso continuare con questa doppia vita, mi capisce?-
Xavier aggrottò la fronte in segno di riflessione. Quella che aveva davanti si presentava come una questione molto delicata che di certo non poteva venire risolta nel giro di poche settimane. Se di mezzo ci si metteva anche la religione diventava un bel rompicapo.
-Al momento la mia scarsa conoscenza del potere dei veggenti non mi consente di porre un rimedio soddisfacente al suo problema, ma posso assopire momentaneamente la sua mutazione almeno fino a quando non sarà in grado di controllarlo. In altre circostanze le avrei chiesto di entrare come studente nella mia scuola ma la sua condizione sociale cambia ogni cosa. Dovrò esaminare la sua mente affinché potrà avvalersi del mio aiuto.-
-La ringrazio infinitamente.- Sebastian raccolse il suo Vangelo e volse la testa in direzione della chiesa. Aveva un leggero tremito alle mani –Adesso, se vuole seguirmi nel mio alloggio, devo mostrarle alcune cose.-
-Sono a sua disposizione.-
Percorsero in silenzio la distanza che li separava dal grade edificio e, una volta giunti ai piedi delle scale, fece levitare se stesso e la sedia a rotelle per superarle, operazione di telecinesi guardata con tanto d’occhi da uno sbigottito Sebastian, rimasto stolidamente ai piedi di esse.
-Devo dire che questo trucchetto lascia di stucco molti dei miei studenti ancora adesso! Avrei dovuto avvisarla in tempo.- si scusò. Poi, vedendo che continuava a starsene impalato a fissarlo –Allora?-
-Oh sì, mi scusi.- si affrettò a raggiungerlo –Non sono ancora pronto per assistere a certi fenomeni… Mi segua.-
Una volta all’interno furono subito squadrati dal Cristo raffigurato in alto; le panche vuote parzialmente illuminate dalla luce che penetrava attraverso il rosone.
Altrettanto silenziosamente si avviarono per la navata centrale per poi svoltare a destra, dove si trovava, seminascosta, una camera quadrangolare che doveva fungere da spogliatoio: erano infatti presenti cinque o sei abiti da messa. Su un tavolo posto lateralmente facevano la loro comparsa un calice, un porta ostie, due candelabri dorati e un album da disegno. Sebastian prese proprio quest’ultima, la aprì e tirò fuori una fotografia che mostrò al professore.
Xavier la osservò con moderato interesse: ritraeva sette bambini, quattro maschi e tre femmine, in età compresa fra i tre e i dieci anni. Erano seduti sopra quello che sembrava un letto di ospedale e sorridevano all’obiettivo.
-Sono nostri ospiti dal ventinove dicembre scorso. La madre, anche lei era una mutante, credo controllasse gli impulsi degli esseri senzienti o qualcosa del genere. Venne rinchiusa in un ospedale psichiatrico per instabilità mentale e lì è morta “per cause naturali” secondo il referto medico. L’hanno internata perché a quanto pare è stata sorpresa nell’atto di strangolare uno dei suoi figli con una corda… Nessuno sa chi sa il padre, o i padri, dato che per vivere faceva la prostituta.-
Xavier rivolse ancora una volta uno sguardo alla fotografia, questa volta con maggiore intensità: quando sarebbero terminati questi episodi di degrado nei confronti dei mutanti nella totale indifferenza del governo?
-Che lei abbia deciso di accogliere ed accudire questi bambini le fa onore ma cosa ha a che fare con la sua condizione?-
-Ecco- Sebastian mostrò al professore il contenuto della cartella –vede il primo disegno che le sto mostrando? E’ una visione avuta pochi giorni dopo aver preso i voti, una delle prime. I più piccoli, Anne e Henry, non erano ancora nati, eppure eccoli là nella stessa posa e nello stesso luogo della foto.-
Xavier constatò che, in effetti, il disegno e la fotografia ritraevano gli stessi bambini nella stessa posa. Si accigliò un poco.
-Per quale motivo lei esegue questi disegni? Potrebbe correre il rischio che qualcuno li scopra costringendola a rinunziare ai voti.-
Il sacerdote si strinse nelle spalle, afflitto.
-Ci ho pensato più e più volte… ma questo è l’unico modo che ho per fare “uscire” le visioni dalla mia testa. Inoltre il disegno è la mia valvola di sfogo, non potendo comunicare a nessuno tutto ciò non mi resta che farlo a un foglio di carta.-
-Capisco. Lei disegna molto bene sa? Ha un talento innato.-
-La ringrazio. Sebastian trasse un profondo respiro –Da quando questi bambini sono ospitati nel nostro orfanotrofio le mie visioni si sono moltiplicate e non accennano a diminuire.-
Fece scorrere l’album di disegni fino a quando non si fermò a metà quaderno. Un’altra tavola mostrava due uomini rinchiusi all’interno di una sorta di prigione intenti a giocare a scacchi.
Xavier ebbe un sussulto.
-Ma quello…!-
-Quello sulla sedia a rotelle è lei, mentre non ho idea su chi possa essere l’altro. Ho avuto questa visione sfogliando una rivista del Time, quella in cui ha rilasciato la sua ultima intervista.-
-Conosco l’uomo che gioca a scacchi con me- disse grave il professore –fummo amici tanti anni fa, fondammo insieme la scuola. Posso dare un’occhiata a quest’album?-
-Certo, faccia pure. Ci sono tanti altri personaggi raffigurati la cui identità mi è ignota.-
Xavier sfogliò lentamente l’album esaminando volti, atti, paesaggi (naturali, urbani, altri ancora sembravano devastati da cataclismi), riuscì a identificare alcuni tra i suoi studenti, mentre di altri non conservava nessuna memoria. Il suo sguardo si soffermò sulla figura integrale di quello che sembrava un uomo in armatura, le spalle avvolte in un mantello, reggente in una mano un cubo luminoso.
-E questo?- indicò Xavier.
Sebastian scosse la testa –Mai incontrato in vita mia. Non mi sembra il tipo di individuo che frequenterebbe una chiesa.-
-Quest’altro?-
Stavolta l’indice del professore si era soffermato sulla bizzarra rappresentazione di una donna immersa in un cilindro trasparente colmo di liquido, accanto ad esso altre due donne in camice bianco e lui, l’uomo degli scacchi.
-L’ho avuta mentre raccoglievo una bambola di Liz, una delle più terribili… Quel che so è che una delle due deve essere lei, l’altra forse è Anne.-
-Erik.- pensò a voce Xavier
-Come?-
-L’uomo che gioca a scacchi e che vedo ripreso qui si chiama Erik Lehnsherr.-
-Erik Lehnsherr.- ripeté Sebastian.
-Questi invece, chi sono, o per meglio dire, cosa sono?-
-Raffigurazione stravagante non trova?-
Il disegno accanto ritraeva un mostro dal muso lupesco e (quella che sembrava) una donna con una lunga coda di serpente, entrambi in cima al tetto di un grattacielo. Le costruzioni circostanti apparivano distrutte e desolate.
-Sfogliando un libro di racconti mitologici. Non ne trovo il senso.- rispose Sebastian alla domanda inespressa di Xavier.
-Nemmeno io.- concluse il professore –Padre Sebastian, devo chiederle di seguirmi a New York per qualche giorno perché possa esaminare la sua mente con maggiore attenzione, e inoltre vorrei rivedere in maniere approfondita questi disegni per capire se è possibile che alcune premonizioni da lei avute possano in qualche modo essere evitate. Ovviamente oltre a lei e a me nessuno dovrà sapere dell’esistenza di quest’album. E’ chiaro?-
-Inteso.-
-la attendo domani mattina all’aeroporto di San Francisco. Il volo, il vitto e l’alloggio alla mia scuola saranno tutte a mie spese. Quando tornerà a casa farò in modo che chiunque le stia vicino dimentichi che lei abbia compiuto questo viaggio.-
-La ringrazio infinitamente.- Sebastian gli strinse con calore le mani-
-Non ringrazi.- si schermì Xavier –Poterò questi disegni con me in albergo e li custodirò come un tesoro. Se ciò che alcuni disegni narrano dovesse avverarsi dobbiamo agire tempestivamente affinché non accada.- ruotò la sedia in direzione dell’uscita –Non è necessario che lei mi accompagni fuori. Questa conversazione non è mai avvenuta.-
-D’accordo.-
La navata centrale era ancora illuminata dalla luce e le persone ancora a godersi la giornata, del tutto ignare della presenza di Xavier e del segreto di padre Sebastian. Non gli aveva rivelato che da quei dossier era scritto nero su bianco che ciò che i veggenti prima di lui avevano previsto si era sempre avverato ma era troppo sconvolto perché gli venisse rivelato anche questo particolare. Si augurò con tutto il cuore, mentre osservava un gruppo di bambini giocare a palla sull’erba, che in quei documenti ci fosse una pecca.

***

Edited by Green Star '90 - 7/5/2013, 23:53
 
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view post Posted on 7/5/2013, 23:18
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Fre---> è la prima volta che leggo una tua FF, però mi piace! ^_^
appena ho tempo continuo :sisi:
 
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Sehnsucht.
view post Posted on 8/5/2013, 09:43




io torno a casa e la leggo giurin giurello!! ç_ç
 
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view post Posted on 8/5/2013, 09:54

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Ok, con calma eh. :omg:
 
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Sehnsucht.
view post Posted on 8/5/2013, 22:31




OH MIO DIO SI CHIAMA FLETCH *si nasconde*
no va bhe farò la seria. *si schiarisce la voce*
come inizio direi proprio niente male, hai già trovato il modo di infilarci volti a noi noti (oltre all'amato Rotelle) e la cosa mi incuriosisce sempre di più *_*
sono terrorizzata nel pensare che dovrai gestire millemila personaggi.
 
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view post Posted on 8/5/2013, 22:55

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Fletcher è un cognome inventato sul momento che non ha nessun significato simbolico devo ammettere.

Mi auguro di acchiappare almeno un paio di commenti a capitolo su EFP. Purtroppo se non ci sono uomini che si inchiappettano c'è la magra. ._.
 
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Sehnsucht.
view post Posted on 8/5/2013, 23:11






no va bhe intendevo un altro Fletcher ma va bhe sto morendo ahahah xD

sai benissimo come la penso sulla questione sob.
 
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view post Posted on 8/5/2013, 23:15
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Fre--> finito di leggere ^^
Come ho scritto prima, mi piace, sono proprio curiosa e quindi attendo il seguito

CITAZIONE (Green Star '90 @ 8/5/2013, 23:55) 
Mi auguro di acchiappare almeno un paio di commenti a capitolo su EFP. Purtroppo se non ci sono uomini che si inchiappettano c'è la magra. ._.

.__.
 
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view post Posted on 25/5/2013, 00:48

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Capitolo 1

Westchester Country, scuola per giovani mutanti, oggi

-Mi stai dicendo che questo macello l’hanno provocato un alieno pazzo con il complesso d’inferiorità e un esercito di zombie interdimensionali o quel che è?-
-…Qualcosa del genere.-
-E perché non avete fatto niente?-
-Perché gli X-Men non esistono più, ti risulta così difficile da comprendere?-
No, Logan non voleva comprenderlo. Era cosciente del fatto che ritornare alla scuola di Xavier dopo la morte di Jean e il soggiorno movimentato in Giappone (più gli oltre due miliardi di dollari di danni causati dall’alieno pazzo ai grattacieli di new York) gli avrebbe riservato una serie di novità tutt’altro che buone ma di sicuro quella dello scioglimento degli X-Men era la peggiore fra tutte, anche più della nuova mise di Ororo in tallieur e decolleté ai piedi, seduta dietro la scrivania dove una volta stava Charles.
-Non possiamo più permetterci di fare i supereroi, dobbiamo accettarlo.-
Logan digrignò i denti in segno di irritazione –Ma non dire cazzate.-
-Prego?- fece Ororo stizzita.
Di rimando Logan si stiracchiò sulla sedia e poggiò i piedi sul legno massiccio della scrivania senza nessun riguardo per le scartoffie che la ingombravano –A te rode il culo che in giro adesso ci siano questi pagliacci in tuta, coccolati dal governo e autorizzati a fare quel che gli pare per il mondo mentre tu e i tuoi ex compagni di squadra stanno qui a giocare al bravi maestrini, non è vero?-
-Non facciamo che discutere della stessa cosa da quando sei arrivato qui- non potè non scorgere un segno di cedimento nelle parole di Ororo –non lo capisci che due squadre di supereroi sarebbero di troppo per il mondo? Loro sono amati, rispettati e acclamati, mentre noi? Non siamo mai andati a genio ai servizi governativi, nemmeno adesso che Hank ha alte probabilità di diventare vice presidente… Se esistessimo solo noi le cose andrebbero diversamente ma non è così, le scorse presidenze non hanno fatto altro che promettere senza mantenere e quel che abbiamo ottenuto è stato un regresso di almeno vent’anni per quanto riguarda la rivendicazione dei nostri diritti! Ci hanno abbandonati, ci hanno abbandonati tutti… Questa scuola si regge in piedi solo grazie ai finanziamenti dei Becket. Non so che fine avrebbe fatto questa scuola senza di loro.-
Già, l’immensa generosità di quei viscidi dei Becket.
-Va bene, ho capito- Logan posò i piedi per terra e fece per alzarsi –in poche parole non andiamo più di moda per la gente?-
-E’ triste ma pare proprio di sì.-
-Giusto, se non ti rotoli nella bandiera americana o rotei un martello non sei di tendenza- quell’argomento iniziava a diventare deleterio anche per lui –Come sta Rogue? E quando andremo al laboratorio?-
Ororo si rabbuiò –Si riprende lentamente. Anche Bobby è distrutto, è la seconda volta che accade. Carlie dovrebbe venire qua a momenti.-
Logan non aveva ancora visto Rogue da quando aveva fatto la sua ricomparsa nell’istituto tre giorni prima. Gli ex studenti più anziani, che adesso diventati quasi tutti insegnanti, lo avevano salutato con affetto, tutti tranne lei, la quale era rimasta chiusa nella sua camera da letto. Avrebbe saputo poco dopo da Kitty che lei e Bobby avevano perso il loro bambino.
-Hank dice che non ci vede chiaro, mi è parso molto preoccupato. Potrebbero esserci delle “anomalie”.-
-Anomalie?-
-E’ ciò che mi ha riferito.-
Logan arricciò il naso disgustato –Sta arrivando il travestito coi tacchi a spillo a farci visita.-
-Logan!- Ororo gli scoccò un’occhiataccia.
-Beh? Non mi piace, te l’ho detto, e no, non è per via del suo aspetto, trovo che sia…-
Si udì bussare alla porta.
-Viscida. O viscido?-
Ororo lo zittì con un’altra occhiata lanciata di sbieco –Avanti.-
Quando Carlie Becket aprì la porta dello studio Logan non potè non sfoggiare uno di quegli sguardi poco amichevoli che di solito riservava a chi gli stava antipatico. E il motivo non era né la sua transessualità, né i suoi lunghissimi capelli rossi, né tantomeno il suo (anche troppo) ricercato gusto nel vestirsi; a lui quella tipa non era piaciuta fin da subito. A nulla bastavano la sua esperienza in campo psicanalitico al servizio dei giovani mutanti con difficoltà, il fatto che il fratello maggiore concorresse alla presidenza degli Stati Uniti o che lei e gli altri suoi fratelli e sorelle fossero cresciuti grazie alle cure amorevoli di un prete mutante che aveva insegnato loro l’uguaglianza di umani e mutanti davanti alla giustizia di Dio. Non sopportava il suo odore e e questo gli bastava per rendersela antipatica in tutto e per tutto, incluso il modo con cui soleva aggiustarsi la frangia sulla fronte.
-Buon pomeriggio Ororo. Logan…-fece un breve cenno col capo in sua direzione –Sono qui per conto di Hank, vuole parlare a tutti e tre.-
Ororo spostò lo sguardo dall’uno all’altra costernata.
-Arriviamo subito.-

Il laboratorio privato della scuola, altro dono dei Becket, era situato nell’ala più remota dell’edificio, ed era fornito delle attrezzature scientifiche più all’avanguardia del momento. Messo in funzione dopo l’ultima battaglia contro Magneto, era un punto di ritrovo per scienziati, mutanti e non, specializzati nello studio del gene X.
I tre visitatori furono accolti da un Hank in camice visibilmente preoccupato.
-Grazie per essere venuti.- li fece entrare in una camera attigua al laboratorio che, a giudicare dalle pareti occupate da enormi scaffali colmi di fascicoli, doveva fungere di un archivio dei risultati degli esperimenti. Al centro un tavolo di alluminio senza sedie sul quale stava uno dei fascicoli.
-Purtroppo solo gli adetti ai lavori possono entrare nel laboratorio.- si rivolse a Carlie –Ho inviato una copia dei risultati alla Oscorp affinché vengano studiati dalle tue sorelle.-
Carlie aggrottò le sopracciglia –Era così necessario scomodare Liz e Anne?-
-Voglio essere sicuro di quello che ho visto al microscopio.- puntualizzò Hank –Parlerò anche con Edward.-
-Insomma?- domandò Logan –Cos’è tutto questo mistero?-
Hank si riavviò la criniera in segno di sconforto –Ho analizzato un campione di tessuto del feto di Rogue, o quel che ne è rimasto, e pare che l’interruzione di gravidanza sia stata causata da un assorbimento dell’energia cellulare da parte della madre.-
-Ma non è possibile!- scattò Ororo –Rogue si era sottoposta alla cura…!-
-La cura in qualche modo sembra aver smesso di funzionare.- la interruppe Hank grave –A quanto pare la durata dell’effetto è temporanea, è una mia ipotesi che vorrei poter smentire ma tutti i dati raccolti sembrano confermarla purtroppo. Sto analizzando il sangue di alcuni ex mutanti che si erano sottoposti alla cura e stanno nuovamente manifestando i loro poteri, seppur in maniera lieve.-
Tutti e quattro piombarono nel silenzio per qualche secondo. Il primo a parlare dopo quella pausa fu Logan:
-Quindi dobbiamo temere che…?-
-Non so se in Magneto l’effetto dell’anticorpo resiste ancora; è certo che se tornasse la scuola sarebbe di nuovo in pericolo. Dobbiamo evitare questo.-
-Potreste trasferire Magneto nella prigione di plastica fino a quando non saremo sicuri di ciò che si è detto qui dentro.- avanzò Ororo.
-Al momento mi sembra la prima soluzione da attuare.- asserì Hank –Mi premuro a contattare Richards nella speranza che la paternità non lo abbia allontanato dai suoi studi.-
-Quindi cosa dirai ad Edward?- chiese Carlie, la quale aveva preso a sfogliare il fascicolo.
-Tutto quello che ho spiegato a voi, anche se non è ancora il presidente spero faccia qualcosa per aiutarci. State ancora contrattando coi Godslave per la cessione degli appalti?-
-L’appalto per la ricostruzione di new York è già affare nostro, non preoccuparti- Carlie fece un gesto eloquente con la mano –Queste elezioni le vinceranno i democratici.-
-Lo spero vivamente; andrò a parlargli stasera stessa.-
-Hank…- Ororo si morse il labbro, era il volto dell’angoscia –Cosa faremo con gli studenti?-
-Continua a fare il tuo lavoro- Hank la prese per le spalle –aumenteremo le misure di sicurezza e avvieremo un censimento di tutti i mutanti sottoposti alla cura. Per il momento questo è tutto. Attendo la disponibilità di Richards per ulteriori sviluppi.-
-Un’ultima domanda- Logan fissò Hank negli occhi –Chi glielo dirà, a Rogue?-
-A questo penserò io.- assicurò Hank –Le avevo promesso che avrei trovato una risposta e gliela darò, questo è un peso che solo io devo portare sulle spalle.-
Logan annuì –Sta bene.-
Quando Logan e Ororo lasciarono il laboratorio e rividero la luce del sole questa sembrò loro molto fosca.
-Credo che dovremmo rivedere le nostre priorità.- disse Logan forse più a se stesso che a Ororo, di fronte alla tomba di Xavier, Jean e Scott.
-Parli come se la cosa ti entusiasmasse.- fu la risposta di Ororo.
-Non lo nascondo- Logan tirò fuori dal taschino della giacca un sigaro e se lo mise in bocca –chissà se i pagliacci colorati ci daranno una mano.-
-Non ne ho idea.-
-Saranno troppo impegnati a girare lo spot di qualche automobile.- buttò lì Logan, il sigaro che gli penzolava dalle labbra.
-Prima o poi verranno a saperlo e non sarà più soltanto affare nostro.- Ororo volse le spalle alle lapidi per fare ritorno allo studio –Piuttosto mi chiedo se andremo d’accordo.-
Logan osservò in silenzio Ororo fino a quando non sparì oltre l’ingresso della scuola: le sue fondamenta avevano preso nuovamente ad oscillare sotto il peso di qualcosa che stavolta non proveniva dalle manie di grandezza di un mutante vanaglorioso ma dagli effetti collaterali di uno stupido farmaco. Distolse lo sguardo dalla tomba di Jean per posarli sui finestroni dell’istituto: dietro uno dei più alti scorse la figura di Carlie, i cui occhi sembravano puntare su di lui; ma nel momento in cui si accorse che Logan la fissava di rimando velocemente si dileguò.

***

Aehm.
Dedico questo capitolo alle gemelle per avermi regalato il loro uovo ghiaccio (che tra l'altro è il preferito di Bobby, lol) e a Paola che mi ha dato in prestito i suoi capelli.
*si dilegua*
 
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view post Posted on 25/5/2013, 00:59
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uh Grazie! *O* ho letto le prime righe... :sisi: ma è l'ora di andare a nanna... Notte :<3:
 
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view post Posted on 27/5/2013, 13:01
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Fre--> Stella deve ancora leggerlo xD

ma io l'ho letto *O* Sembra un film, fantastica!
Logan xDD

Voglio il secondoooooooooooooo :papertre:
 
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view post Posted on 10/6/2013, 20:26

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Capitolo 2

Erano da soli, lui e lei, se escludeva il cadavere appeso laggiù in fondo a mo’ di spettatore. Ancora una volta. Non era riuscito a localizzare la sua posizione ma ne percepiva la presenza, l’odore, il respiro irregolare. E lei traeva godimento da tutto questo, oh se ne godeva, sicuramente più di una scopata visto che nell’ambiente mafioso di Brooklyn era soprannominata “la Vergine”. Alcuni pensavano si trattasse di una leggenda come lui e l’Uomo Ragno, ma la Vergine, a differenza degli altri due, apparteneva alla schiera dei cattivi. Ma non i cattivi intergalattici, vistosi, autoreferenziali, no. Era quel genere di cattivi per cui la gente non prova alcun fascino, ma incosciente del fatto che questa tipologia di criminali cammina assieme ad essa come se fosse una seconda ombra. La mafia è brutta perché non si fa pubblicità, perché forse nemmeno i supereroi blasonati sanno che i loro segreti sono oggetto di compravendite presso le famiglie più influenti di New York e non solo.
Un proiettile esplose vicino al container dietro il quale era nascosto: prontamente rispose con una breve raffica di mitra.
-A chi vendi queste informazioni?- gridò una volta rintanatosi dietro una delle colonne portanti del magazzino abbandonato.
Gli giunse il suono argentino di una risata infantile.
-Le tue domande mi annoiano Castle, sei più bravo a giocare a sparatutto che a parlare!-
Altro proiettile sparato a vuoto. Era uno dei suoi modi preferiti di far perdere le staffe all’avversario.
-Beh, io non ho intenzione di continuare questa farsa invece!- velocemente ricaricò le sue armi –Perché in quei dischi c’erano informazioni sulla mia famiglia? Che pericolo rappresento per te? Non ho poteri di alcun tipo, non so chi sei, perché sei interessata a me?-
Altra risata.
-Forse non ti è ben chiaro che voi eroucci di strada rappresentate un inghippo, un sassolino nella scarpa che deve essere eliminato, soprattutto quando questo sassolino è a conoscenza di una parte dei nostri traffici.-
Piombò davanti a lui improvvisamente e silenziosamente, una figura di donna coperta integralmente da una tuta di pelle che lasciava scoperti solo il mento e le labbra, una lunga treccia che faceva capolino dalla testa.
Altrettanto rapidamente gli assestò un calcio in pieno volto, forte abbastanza da rompergli il setto nasale.
-Non voglio ucciderti Castle.- riprese la Vergine con quel suo tono cantilenante –Stasera sono di buon umore- si scostò di lato per permettergli la visione del cadavere di un uomo brutalmente seviziato appeso per i piedi a una carrucola –ho avuto un emozionante incontro col mio padre biologico e come tu stesso puoi constatare la conversazione è stata splendida! Penso che gli regalerò un cappotto di legno per il suo prossimo compl…-
Con una mossa dell’anca riuscì ad atterrarla e a piantarle un braccio sulla trachea.
-Sarai pur brava nel tuo lavoro- ringhiò lui a denti stretti –ma come tutte le donne parli troppo.- le sfilò l’arma di mano e la gettò lontano dalla sua portata –A proposito, grazie per avermi rivelato di essere la figlia di Esposito, mi hai sgravato di un peso non indifferente, almeno non dovrò ammazzarlo io… E io che pensavo che sua figlia fosse morta più di vent’anni fa in Germania, possiedi poteri divini?-
-Tu… Non… Conosci… Chi… Mi… Ha… Addestrato!-
Non seppe come, si ritrovò un coltello piantato nella coscia destra; lei poté così liberarsi dalla stretta e allontanarsi a distanza di sicurezza.
-Il mio addestratore ha combattuto in Vietnam quando ancora tu non ti eri ancora arruolato nell’esercito.- sputò, ogni traccia della vocina infantile era sparita –Mi ha insegnato a tenere nascosti i coltelli sotto la manica in caso di emergenza e forse sì, ammetto che con ogni probabilità potrebbe essere stato lui a contagiarmi col virus della parlantina.-
Gli lanciò contro un secondo coltello, che stavolta venne schivato.
-Presto raggiungerai quel porco che picchiava me e mia madre.- disse sprezzante piantando un gancio destro allo stomaco del cadavere appeso –Salutami la polizia Frank Castle.- furono le sue ultime parole prima di arrampicarsi su per i container per poi lanciarsi oltre il finestrone scomparendo alla sua vista e lasciandolo in compagnia del cadavere e del dolore lancinante alla gamba sanguinante.

“Sebastian Fletcher era prima di tutto un uomo chiamato da Dio per rendere questo mondo un posto migliore. Per me e i miei fratelli e sorelle non è stato solo un tutore, ma anche un padre, nonché il nostro insegnante di vita. Lui ci ha insegnato che tutti, uomini e mutanti, sono uguali di fronte al giudizio di Dio. Il suo suicidio, di cui oggi ricorre l’anniversario, è l’ennesimo segno della scarsa sensibilità degli scorsi governi per quel che riguarda la completa integrazione della minoranza mutante all’interno della nostra società e, perché no, anche delle comunità religiose…”

-Artie, spegni quella fottuta televisione cazzo! Lui e quel frocio rottinculo siliconato di suo fratello…-
-E’ una transessuale Fred.-
-Non me ne frega un cazzo di cosa è quel frocio di merda! Ci hanno tolto la ricostruzione di New York sotto il naso porca puttana, e mentre noi stiamo qui a grattarci le palle quel bastardo di Edward Becket mi sta fregando i consensi di quasi tutti gli stati della East Coast! Un cazzo di orfano che si è fatto i soldi chissà come…-
Fred Godslave era un ottimo attore: timorato di Dio ed esperto oratore di idee conservatrici di fronte alle telecamere e ai votanti repubblicani, serbatoio vivente di epiteti poco eleganti nella vita privata, ovvero quando suo cugino Arthur doveva sorbirsi le sue sfuriate dirette all’avversario politico. Le sue urla si udivano persino dall’ufficio di Gloria, la quale non aveva perso una singola imprecazione dello zio Fred.
-Oooooooh, fanno parte della mala, lo dico io, un’altra cazzo di cosca che vuole fotterci le puttane e la droga! Lo dico io, lo dico!-
-Fottermi semmai, Fred.- precisò pacatamente Atrhur.
-Io invece dico che se tuo zio non la pianta di fracassarmi i timpani alzo i tacchi e me ne vado in un’altra fanfiction, sia pure una thorki di infimo livello.-
Gloria non aveva idea di cosa Wade blaterasse ma preferì tenere per sé il dubbio su cosa mai fosse una thorki; su una cosa aveva ragione, ovvero che quel baccano doveva terminare al più presto. Attraversò a grandi passi la stanza e richiamò Arthur con un colpo secco di tosse.
-Artie…-
-Scusa tanto tesoro.- accorse Arthur –Magari lo porto al poligono a sfogare la sua rabbia, tra un paio d’ore massimo si calmerà.-
A differenza del canuto cugino, Arthur Godslave conservava un’indole decisamente pacata. Da signore distinto di origini irlandesi amava la birra e la buona compagnia. Veniva soprannominato il Cavour per via della sua biondastra somiglianza col politico italiano, e anche per le sue spiccate capacità diplomatiche. Se Camillo Benso le adoperava per nobili scopi, Arthur le sfruttava per gestire i suoi affari con la mala di New York e di gran parte del New Jersey. Un uomo rispettabile le cui mani non avevano mai impugnato una pistola e che non avevano mai ucciso un essere umano, e per questo comandava una schiera di sottoposti che facevano il lavoro sporco per lui e che consideravano le armi da fuoco le loro migliori amiche.
-Fai in fretta, io e Wade dobbiamo discutere di una faccenda importante.-
-Come vuoi cara.- disse lui con la sua solita affabilità richiudendosi la porta alle spalle. Gloria si voltò in direzione di Wade –Me lo auguro.- mormorò, tornando a osservare il panorama di grattacieli da dietro la propria scrivania.
-Stanotte ti sei fatta quasi fregare.- cantilenò Wade, il cipiglio di un maestro delle elementari –Non devi mai parlare troppo di fronte al tuo avversario, potrebbe coglierti di sorpresa approfittando del tuo momento di distrazione e restarci secca! Inoltre lo sai che al Punitore non piace giocare coi mafiosi, insomma, lui li ammazza e basta! Io che ti raccomando di non parlare troppo, puah.-
-Forse hai ragione- asserì Gloria –ma ero troppo euforica per dare ascolto alla prudenza…-
-Potevi restarci secca.- ripeté Wade contraendo il viso deturpato in una smorfia –Il tuo paparino adottivo non sarebbe contento di sapere che hai voluto limonare con Hela perché “non avevi dato ascolto alla prudenza”. Certe volte… Dannata autrice che mi fa fare questi discorsi da padre rompipalle! Dicevo, Arthur mi ha assunto perché restassi viva, ecco. E perché non avevo una casa in cui stare ma a te questo non importa.-
-Non succederà più, promesso.- Gloria scosse la lunga chioma castana –Abbiamo due grattacapi da risolvere- fece fiscale –primo: Frank Castle si è impossessato di un dischetto contenente informazioni riservate ad un nostro affiliato; il motivo per cui non l’ho ucciso è che non ho ancora scoperto la posizione del suo rifugio. Secondo: zio Fred potrebbe avere ragione, gli appalti erano praticamente nostri e non so come abbiano fatto i Becket a soffiarceli… Dobbiamo scomodare i nostri uomini migliori per indagare sulla faccenda.-
-Ho cambiato idea, resterò in questa fanfiction- Wade batté le mani entusiasta –a patto che non vengano più pronunciate paternali da parte mia, che Fred inizi a seguire un corso accelerato di gestione della rabbia e che non scorga la minima traccia di slash.- estrasse le lame dai dorsi delle mani –Quando inizieremo il gioco?-
-Non appena zio Fred si sarà calmato e avremo esposto la situazione al parentado che conta.- rispose Gloria tirando fuori da un cassetto della scrivania la tuta in pelle –E non appena riuscirò a confezionarmi un nuovo costume.-
Wade fissò i brandelli della tuta: parte della croce rovesciata che decorava la schiena era ancora ben distinguibile –Certo che sei diversa con quello addosso, e non dico solo perché ti delinea a meraviglia il culo… Ouch!-
Al sentire quel commento Gloria gli aveva lanciato contro il tagliacarte, che andò a centrare il braccio di Wade.
-Era un complimento innocente!- si difese quello estraendo la lama e soffiando sulla ferita –Guarda, hai fatto la bua a Deadpool!-
-Tanto si è già rimarginata.- rimbeccò Gloria –Piuttosto parlami del tipo con cui parlasti ieri.-
-Agli ordini!- scattò Wade mettendosi sull’attenti –Non sono uguale a Capitan America?-
-piantala di fare il cretino e dimmi cos’hai intenzione di fare con quel…?-
-Sabertooth, sì sì. Era un mio ex compagno di scorribande tanti anni fa. Ha detto che le mie immense capacità sono richieste per conseguire un fine più che nobile, o qualcosa del genere, dovrò indagare.-
-Magari con lo scandalo della cura i criminali mutanti stanno ritornando a galla dopo l’oblio che li ha sommersi, inoltre facevi parte di Arma X… Non mi sorprende a dire il vero. Ma ad ogni modo- si diresse verso la riproduzione della cartina di New York appesa alla parete –Il nostro bersaglio principale è Edward Becket, il più anziano dei fratelli; Hank McCoy alias la Bestia è il suo segretario nonché aspirante vice presidente. E’ tra i genetisti più in gamba del mondo e ha militato negli X-Men, per cui dobbiamo prestare la massima attenzione;- indicò un punto di Manhattan –questa è la sede della Oscorp, dove lavorano Elisabeth e Anne in qualità di scienziate al lavoro su una sorta di siero rigenerante anti-aborto…-
-E tu come sai queste cose?- la interruppe Wade.
-So un sacco di cose. Fammi finire di parlare. Dicevo, le due sorelle… la terza, Victoria, e un altro dei fratelli, Henry, sono agenti dello S.H.I.E.L.D., cosa facciano lì dentro non lo sappiamo purtroppo… Abbiamo poi William, banchiere e imprenditore, per colpa sua ci siamo giocati la ricostruzione di New York, e infine resta Carlie, la trans, che lavora come psicologa a North Salem, dov’è collocata la scuola per giovani mutanti. Tutto chiaro?-
-Alla perfezione.-
-Oltre a scoprire cosa avranno in mente di fare con te i membri di questa Confraternita 2.0 dovrai aiutarmi a reperire informazioni sul loro conto e anche, perché no, sulla morte del loro patrigno.- ricacciò la tuta alla bell’e meglio nel cassetto –Controlleremo lo stato dei chip e delle tute anti telepatia, non voglio che qualcuno dei mutanti assolti dai nostri avversari scopra che la famiglia di zio Fred non ha la fedina penale pulita. E’ necessario mantenere un basso profilo.-
-Ricevuto.- Wade indossò la propria maschera –Dovresti provare a essere più femminile come il tuo Mr. Hyde, questa serietà non ti si addice secondo me.-
-Non si addice nemmeno che un alter ego in pelle venga soprannominato la Vergine.- fece come per scacciare un insetto fastidioso –Maledetta la sindrome della superdonna.- una ruga le solcò la fronte.
-Ad ognuno le sue!- tagliò corto Wade: non gli piaceva parlare della malattia di Gloria –Mi metterò all’opera a partire da stanotte.-
-Eccellente.- gli occhi castani di Gloria caddero sul tagliacarte sporco di sangue, lo rigirò tra le dita e poi lo conficcò a forza nel legno della sua scrivania come se stesse sfogando un residuo di furia omicida della scorsa notte.
-Voglio che volino teste. Tante teste.-

***

Edited by Green Star '90 - 14/7/2013, 00:07
 
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Sehnsucht.
view post Posted on 11/6/2013, 22:25




CITAZIONE
a patto che non vengano più pronunciate paternali da parte mia, che Fred inizi a seguire un corso accelerato di gestione della rabbia e che non scorga la minima traccia di slash.

STO MORENDO.
è un po' incasinato come capitolo perchè come al solito ci infili diecimila personaggi al minuto, ma immagino che andando avanti capirò bene tutto.
E PERCHè FAI SUICIDARE TUTTI I PERSONAGGI CHE MI STAN SIMPATICI.
 
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view post Posted on 12/6/2013, 10:15

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Nooooooooooo anche a te Seb stava simpatico???! Babbò, me ne farò una ragione.
Il secondo capitolo introduce la sottotrama, che alla fine andrà ad amalgamarsi a quella principale (ovvero Logan, i Fantastici Quattro e compagnia mutante varia).
Visto che il pretino timido e tanto caruccio ti stava simpatico credo che ti piacerà molto il prossimo OC che introdurrò nel terzo capitolo.
 
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view post Posted on 12/6/2013, 22:58
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Fre--> anche io ho fatto fatica a capirlo per via dei molti personaggi che hai inserito, sicuramente più avanti avrò le idee più chiare :sisi:

^_^

attendo il prossimo :super:
 
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37 replies since 7/5/2013, 20:41   519 views
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